Lo studio medico associato URORESEARCH svolge attività clinica, diagnostica e chirurgica nei seguenti settori:
Lo studio medico associato URORESEARCH svolge attività clinica, diagnostica e chirurgica nei seguenti settori:
Ad oggi la Laparoscopia rappresenta il gold standard (migliore procedura), secondo le più attendibili linee guida italiane ed internazionali, per gli interventi chirurgici urologici maggiori. Questa tecnica si basa su piccole incisioni della parete addominale in numero variabile da 3 a 5 in base sia al tipo di intervento che al singolo caso clinico, ciascuna delle quali di dimensioni variabili dai 3 mm ai 12 mm, tramite le quali vengono inseriti gli strumenti che il chirurgo utilizzerà per eseguire l’intervento. Da uno di questi accessi il secondo operatore inserisce una telecamera che proietta su uno schermo la visione ad alta risoluzione ed ingrandita dell’interno dell’addome in modo tale che il chirurgo sia il più preciso possibile. Nel nostro centro questa tecnica è ancor più esaltata dall’utilizzo delle immagini 3-D che danno una risoluzione maggiore dell’anatomia del paziente
Da quando nell’anno 2000 fu utilizzato il Robot Da Vinci nel campo urologico, fu subito chiaro che questo strumento sarebbe diventato l’avanguardia e il futuro della chirurgia. La sempre maggior ricerca nel recare il minor discomfort possibile per il paziente durante le procedure chirurgiche, ha fatto si che negli anni a venire il Robot prendesse sempre più parte nel mondo della chirurgia per recare beneficio sia al paziente che all’operatore. Lo scopo dell’utilizzo del Robot è quello di mantenere un approccio mini-invasivo come quello della laparoscopia, cercando però di superarne i limiti come per esempio: la diminuzione del tremore dell’operatore (aumentato nella laparoscopia a causa della lunghezza degli strumenti), aumentare la risoluzione della visione del campo operatorio tramite un’immagine 3-D stereoscopica e un diretto controllo dello sguardo dell’operatore, riducendo la curva d’apprendimento per i chirurghi non esperti, particolarmente lunga nella tecnica laparoscopica.
Il Robot Da Vinci permette al chirurgo di sedere ad una console, distante fisicamente dal campo operatorio, dotata di due joystick che comandano il movimento dei 4 bracci robotici posizionati al tavolo operatorio ai quali vengono fissati i diversi strumenti chirurgici. I joystick permettono all’operatore di avere la sensazione di essere nel campo operatorio ed avere una maggior manovrabilità degli strumenti chirurgici, diminuendo così la difficoltà di coordinazione occhio-mano, tipica della chirurgia laparoscopica. In questo modo per il chirurgo è possibile eseguire movimenti altresì complessi con miglior facilità aggiungendo una precisione dei movimenti senza precedenti in tutti i piani, le direzioni e i gradi di movimento consentendo manovre superiori persino a quelli del polso umano.
L’urologia è la branca chirurgica che più di ogni altra ha assistito al progressivo e costante sviluppo e utilizzo del Robot. Questo dato è da ascriversi ad una necessità di lavorare in spazi chirurgici sempre più piccoli nei quali la maggior manovrabilità di questa tecnica può sfruttare tutti i suoi benifici permettendo così di poter lavorare in spazi sempre più ridotti, garantendo suture più precise ed efficaci, vantaggi che ovviamente si ripercuotono indirettamente anche sul paziente.
Nel nostro centro viene utilizzata la console Da Vinci Xi che è uno dei più innovativi sistemi robotici a disposizioni sul mercato che, insieme ad un’equipe di chirurghi esperti, permette di raggiungere ottimi risultati per i pazienti.
Le procedure per le quali viene utilizzato il Robot sono principalmente nella chirurgia renale, vescicale e robotica.
CHIRURGIA DELLA PROSTATA:
Negli ultimi anni la terapia focale ha avuto un grande sviluppo grazie soprattutto all’applicazione della Risonanza Magnetica multiparametrica della prostata, un esame diagnostico molto accurato che permette di individuare all’interno della ghiandola l’area specifica sede di tumore.
Tale approccio risulta candidato dopo un’attenta selezione del paziente alla visita specialistica:
Quali sono le opzioni di terapia focale?
tali tecniche consentono di eliminare le cellule neoplastiche individuate precedentemente tramite Imaging, senza ricorrere all’asportazione totale della prostata.
CHIRURGIA DEL RENE:
CHIRURGIA DELLA VESCICA:
Il sistema AquaBeam è uno strumento robotico progettato per l’asportazione di tessuto prostatico in pazienti con sintomi a carico delle basse vie urinarie provocati da iperplasia prostatica benigna (IPB).
Il funzionamento di questo sistema si basa sulla combinazione di 3 principi d’azione:
Dal punto di vista del paziente, la terapia Aquablation porta con sé diversi benefici.
Il primo vantaggio che il malato può sperimentare è quello derivato dall’assenza di impiego di energia termica in fase di trattamento che riduce i sintomi irritativi post-operatori. Un ulteriore beneficio è l’elevata possibilità di conservare la funzione eiaculatoria qualora il paziente lo desideri.
Il trattamento dell’iperplasia prostatica benigna (IPB) tramite ablazione laser percutanea transperineale (TPLA) può essere considerato una valida alternativa all’intervento chirurgico tradizionale con il vantaggio di una minore invasività̀. L’intervento consiste nell’introduzione di aghi sottili (21 G) per via transperineale (ossia a livello dello spazio anatomico tra lo scroto e l’ano) con lo scopo di emettere luce laser e indurre la necrosi del tessuto prostatico. Tale procedura può̀ essere eseguita ambulatorialmente, in anestesia locale e in regime di day hospital. L’approccio percutaneo transperineale permette di eliminare tutte quelle complicanze che la chirurgia endoscopica comporta, rendendo pertanto candidabili anche soggetti con comorbidità ed elevato rischio anestesiologico. Inoltre, l’intervento ha un tasso estremamente ridotto di sanguinamento e di infezioni delle vie urinarie rispetto alle tecniche convenzionali e permette infine il mantenimento dell’eiaculazione anterograda nella quasi totalità̀ dei pazienti trattati.
Il Rezum è una tecnica chirurgica mininvasiva utilizzata per la cura dell’iperplasia prostatica benigna (IPB) che utilizza energia termica mediante il vapore acqueo al fine di ridurre le dimensioni della prostata. Numerosi studi dimostrano infatti come le dimensioni della prostata in seguito al trattamento si riducano fino al 40%. I principali vantaggi della tecnica sono correlati alla possibilità di fare l’intervento in regime ambulatoriale o di day hospital, la breve durata e il rischio di sanguinamento molto ridotto rispetto la tecnica tradizionale.
La resezione trans-uretrale della prostata (TURP) è una chirurgia utilizzata per curare i problemi causati dall’ingrossamento della prostata. Uno strumento chiamato resettoscopio viene introdotto a livello dell’uretra, ossia il tubo che collega la vescica all’esterno, al fine di vedere e rimuovere la prostata in eccesso che blocca il passaggio dell’urina. Questo intervento è una opzione per gli uomini con moderata e/o severa difficoltà ad urinare che non traggono beneficio dalla terapia medica. Non sono necessarie incisioni per effettuare l’intervento e il recupero richiede pochi giorni (3-5 giorni).
L’enucleazione prostatica mediante laser è un trattamento endoscopico mininvasivo utilizzato in caso di prostata ostruente per iperplasia prostatica benigna (IPB). La procedura utilizza una fonte laser (molto spesso Olmio o Tullio) allo scopo di rimuovere il tessuto prostatico che blocca il flusso urinario. Come altri interventi con laser anche quelli rivolti alla prostata hanno il vantaggio di non richiedere incisioni cutanee e di offrire un recupero più veloce e maggiore sollievo dei sintomi rispetto alla chirurgia prostatica tradizionale.
Adenomectomia prostatica laparoscopica o robotica:
secondo Millin questa operazione ha lo scopo di disostruire il paziente affetto da una condizione di iperplasia prostatica benigna attraverso multipli accessi millimetrici sulla cute. Questa tecnica viene riservata ai pazienti con voluminosi adenomi prostatici grazie all’utilizzo della chirurgia mininvasiva.
L’incisione transuretrale della prostata (TUIP) è una procedura endoscopica mininvasiva utilizzata per trattare pazienti con alterazioni urinarie affetti da iperplasia prostatica benigna (IPB). Viene impiegata in uomini con una prostata di dimensioni moderate e permette di salvaguardare l’eiaculazione a differenza di procedure endoscopiche più demolitive (TURP, HoLEP). L’intervento consiste nell’introdurre un resettoscopio in uretra, ossia il tubo che collega la vescica all’esterno e i uno o due piccoli solchi nella zona in cui la prostata e la vescica sono collegati (collo vescicale) per aprire il canale urinario e consentire alle urine di passare più facilmente
CISTOLITOTRISSIA
Per cistolitotrissia si intende la frantumazione ed estrazione o aspirazione di calcoli contenuti nella vescica.
L’intervento, della durata massima di un’ora a seconda delle dimensioni dei calcoli, prevede un ricovero in Day Hospital o degenza breve. Previa introduzione di uno strumento endoscopico (cistoscopio) attraverso l’uretra, si provvede alla frammentazione meccanica o con varie fonti energetiche (onde balistiche, ultrasuoni, energia laser) dei calcoli ed alla successiva estrazione dei frammenti. A fine intervento può essere lasciato un catetere vescicale a dimora per alcuni giorni. La mobilizzazione del paziente è pressoché immediata (il giorno stesso dell’intervento o quello dopo).
URETERONEFROLITOTRISSIA
R.I.R.S. (retrograde intrarenal surgery – Chirurgia intrarenale retrogada)
La litotrissia endorenale endoscopica o RIRS è un intervento chirurgico mini invasivo che viene eseguito per via retrograda, tramite un accesso cistoscopico, risalendo lungo la via escretrice fino alle cavità renali. A seconda della precisa localizzazione del calcolo si utilizzano endoscopi differenti.
Il trattamento endoscopico della calcolosi renale viene eseguito con l’ausilio di uno strumento flessibile chiamato ureteronefroscopio. L’estremità di questo strumento, il cui diametro non supera i 3-4 mm, è flessibile nelle diverse direzioni dello spazio potendo così esplorare nel dettaglio ogni calice renale. Lo strumento è dotato di un canale operativo attraverso il quale viene introdotta una fibra laser di 200 micron. Questa tecnica chirurgica rappresenta il gold standard nel trattamento di calcoli renali di grosse dimensioni ( > 1,5 – 2 cm). Si tratta di una procedura puramente endoscopica, in cui non è necessario eseguire alcun accesso chirurgico tradizionale o laparoscopico. La degenza media è circa 24 – 48 ore e l’intervento viene generalmente eseguito in anestesia generale. Nei casi di calcolosi complesse e di grandi dimensioni viene posizionato un tutore ureterale (stent JJ) che viene rimosso ambulatorialmente dopo 14-21 gg.
Mini- PERC PCNL (nefrolitotrissia percutanea)
Le indicazioni della nefrolitotrissia percutanea (PCNL) sono rappresentate dalla calcolosi renale a stampo, dalla calcolosi renale di dimensioni >2 cm (soprattutto se localizzata a livello del gruppo caliceale inferiore) e nel trattamento di calcoli renali di cistina. La litotrissia percutanea si esegue in anestesia generale.
La Mini-Perc rappresenta una evoluzione della tecnica di litotrissia percutanea, che prevede l’accesso di strumenti, in questo caso miniaturizzati (14-20 Fr) direttamente nel rene.
L’intervento prevede l’esecuzione di un accesso nefrostomico, la dilatazione del tragitto e l’introduzione del nefroscopio nella via escretrice: viene visualizzato il calcolo, si procede alla sua frantumazione e vengono rimossi i residui. Al termine della procedura viene posizionata nella via escretrice una nefrostomia per il drenaggio delle urine ed eventualmente un tutore ureterale (stent JJ) da rimuovere dopo 14-21 giorni. In alcuni casi si può posizionare una sonda nefrostomica in preparazione dell’accesso chirurgico in anestesia locale prima di eseguire l’intervento di nefrolitotrissia.
L’ureterorenoscopia semirigida è una procedura endourologica che viene utilizzata esclusivamente nel trattamento della calcolosi ureterale, mediante l’utilizzo di strumenti endoscopici chiamati uretreoscopi, di diametro compreso tra 2 e 3 mm alla cui punta è presente una telecamera ottica. Lo strumento consente la risalita lungo il decorso dell’uretere fino all’incluso litiasico e, grazie all’utilizzo di una fibra laser di 300 micron di diametro, di polverizzarlo. La procedura viene eseguita in anestesia generale e la degenza media è di 48 ore. Nei casi di calcolosi complesse e di grandi dimensioni viene posizionato un tutore ureterale (stent JJ) che viene rimosso ambulatorialmente dopo 14-21 gg.
CISTOLITOTRISSIA
Per cistolitotrissia si intende la frantumazione ed estrazione o aspirazione di calcoli contenuti nella vescica.
L’intervento, della durata massima di un’ora a seconda delle dimensioni dei calcoli, prevede un ricovero in Day Hospital o degenza breve. Previa introduzione di uno strumento endoscopico (cistoscopio) attraverso l’uretra, si provvede alla frammentazione meccanica o con varie fonti energetiche (onde balistiche, ultrasuoni, energia laser) dei calcoli ed alla successiva estrazione dei frammenti. A fine intervento può essere lasciato un catetere vescicale a dimora per alcuni giorni. La mobilizzazione del paziente è pressoché immediata (il giorno stesso dell’intervento o quello dopo).